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La Psicologia Dei Bambini

Amministrazione

L'apprendimento

La concentrazione assoluta

Sebbene si impari durante tutta la vita, questo è il settore dell'età della scuola, dunque accenneremo specificatamente all'apprendimento cognitivo, quello che ci richiede la scuola.

Sono moltissimi gli studiosi del funzionamento della mente e dei meccanismi della conoscenza.

Jerome S. Bruner, psicologo statunitense vissuto nella seconda metà del secolo scorso, si è occupato molto di intelligenza ed apprendimento, sostenendo, contro le opinioni comuni della cultura del suo tempo, che la mente non nasce come "tabula rasa" su cui poter inscrivere risposte adattative in base ad un dato stimolo, bensì si sviluppa sollecitata da stimoli molto vari e complessi che vanno dall'ambiente emotivo interno fino alle necessità pratiche, gli obiettivi personali e le caratteristiche neuro-morfologiche dell'organismo. Una visione, come si vede, molto complessa, dove il concetto di "educare" diventa una questione oltremodo lontana dall'idea di promuovere l'evoluzione personale dell'individuo.

Un altro psicologo, italiano, autore di "Fantasia e Razionalità nell'età evolutiva", Guido Petter sottolinea l'importanza della fantasia e della libertà ideativa nei processi di apprendimento ed enfatizza l'importanza di una relazione reciproca tra ragione e immaginazione, cosicché la crescita delle strutture cognitive è essenziale all'arricchimento della capacità di inventare ed immaginare che, a sua volta, potrà liberare il processo razionale verso la possibilità di produrre soluzioni creative.

Quella psicologia che si occupa soprattutto di mondo interno, emozioni e relazioni, come la psicologia psicodinamica e la psicoanalisi, si è occupata, anch'essa, nel suo proprio processo di sviluppo, di funzionamento mentale e sviluppo cognitivo, focalizzandosi sull'importanza delle prime esperienze e sulla presenza o assenza, nell'apparato emotivo di "termini" adeguati pensare l'esperienza. Insomma, come si intuisce, la faccenda non è banale.

La sostanza di quanto ho detto è che, a mio parere, se si presentano difficoltà scolastiche di qualsivoglia tipo, dall'apprendimento al comportamento, fino alle dinamiche sociali, c'è sempre una buona ragione. Mai una ragione superficiale. Sono molto restìa ad accontentarmi di motivazioni come "è pigro", "è svogliato", "non si concentra perché non sta mai fermo", e così via. Dopo queste osservazioni bisogna chiedersi: "come mai"?

Il bambino che comincia un percorso scolastico impegnativo come quello istituzionale, entra in una fase della vita che durerà per sempre, primi passi "seri" verso il suo futuro sociale, professionale, umano. Comincia a non essere più "bambino", deve rinunciare al principio del piacere che caratterizza ed alimenta la fase dell'infanzia ed abbracciare quello della realtà, del lavoro, della formazione culturale in senso formale e della maturazione del carattere. Gli si chiede di cominciare ad adottare comportamenti più maturi e responsabili, gli si presenta una vita con molti doveri e la necessità di modificare molto le proprie abitudini esterne ed interne.

Ha bisogno ancora molto di sostegno da parte degli adulti in questo passaggio difficile.

Per alcuni tutto ciò può essere vissuto come una novità piacevole e stimolante, ma altri possono sentirsi schiacciati ed incapaci, oppure disinteressati.

Bimbo triste

Capita spesso che durante i primi anni, scuola elementare e anche media, a volte, non si dia troppo peso alle difficoltà emergenti di un bambino. Le maestre sono comprensive e materne, ci si aspetta che il bambino prima o poi "cresca", e qualche volta questo succede. Tuttavia è sempre importante non cullarsi troppo con queste auto-rassicurazioni ma restare vicini al bambino con atteggiamento positivo per sostenerlo e dimostrargli comprensione. L'ansia dei genitori non può che accrescere l'ansia già presente nel piccolo. La loro preoccupazione vigile, invece, può trasmettergli il senso che l'importanza dell'esperienza che sta vivendo viene compresa. Non trascurate le prime difficoltà, genitori, perché potrebbero diventare insormontabili insuccessi in futuro.

Abbiamo detto che i bambini hanno una naturale disposizione verso la conoscenza e una naturale curiosità. A scuola, però, non è sempre possibile scegliere ciò che si vuol sapere e come lo si vuol fare. Bisogna fare i conti con la frustrazione e col giudizio. E poi, se ci sono altre cose nella testa, emozioni oscure che ingombrano inconsapevolmente, come si può far posto agli insegnamenti ed al piacere di imparare?

Il mondo interno del bambino, che comincia a costruirsi fin dall'inizio della vita, entra in contatto con una realtà più esigente del passato e ne influenza la percezione, se non è stato sufficientemente elaborato, al passo con l'età crescente del bambino.

Più che mai i bambini hanno bisogno di adulti, genitori ed insegnanti, che non si lascino sopraffare dalle difficoltà/ansie/paure del bambino e che non cerchino risposte pronte e soluzioni prefabbricate ai problemi, ma abbiano un atteggiamento riflessivo, una disposizione a capire. Perché non serve ricordare nozioni non digerite: serve apprendere a pensare.

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